Mercati 2025: cosa aspettarsi nella seconda metà dell’anno?
30 giugno 2025
Il primo semestre del 2025 è stato un periodo sorprendentemente rialzista per i mercati finanziari. Nonostante un contesto segnato dall’incertezza geopolitica, segnali macroeconomici ambigui e l’assenza di una direzione chiara da parte delle banche centrali, gli asset rischiosi – in particolare l’azionario globale – hanno registrato progressi notevoli. Immersi nel rumore e nel tumulto che ci si poteva aspettare fin da quando Donald Trump ha ottenuto la fiducia dell’elettorato per iniziare il suo secondo mandato alla guida degli Stati Uniti, è sorprendente quanto bene i mercati siano riusciti a navigare l’incertezza legata a un’agenda protezionista che, da sola, ha il potenziale per far deragliare l’economia globale.
Negli ultimi giorni, il movimento rialzista iniziato dopo la tregua di 90 giorni nella guerra commerciale annunciata da Trump nel mese di aprile si è accelerato in modo significativo. La sorprendente conclusione del conflitto in Medio Oriente, unita a un allentamento dei rendimenti del debito sovrano, ai progressi nelle negoziazioni sui dazi e alle aspettative di tagli dei tassi negli Stati Uniti, ha permesso ai principali indici azionari di raggiungere o superare i massimi storici.
Tuttavia, al di là del breve termine, lo scenario per la seconda metà dell’anno resta complesso. Da un lato, persistono diversi fattori che potrebbero continuare ad alimentare l’appetito per il rischio nel breve periodo: una stagione di utili aziendali che potrebbe sorprendere positivamente, un mercato del lavoro che si sta raffreddando senza crollare e un’inflazione che, sebbene ancora persistente nei servizi, continua a mostrare segnali di moderazione nei principali blocchi economici.
L’ipotesi di un “atterraggio morbido” (soft landing) continua a convincere i mercati, e gli investitori l’hanno accolta con entusiasmo, sostenuti dall’aspettativa che la Federal Reserve riprenda il ciclo di allentamento monetario prima della fine dell’anno. Inoltre, l’approvazione prevista del progetto fiscale di Trump – che ha ottenuto nel fine settimana il via libera del Senato – potrebbe contribuire a mantenere un tono costruttivo nel breve termine, grazie allo stimolo fiscale che rappresenta e all’abrogazione della controversa Sezione 899, che avrebbe generato molta incertezza tra gli operatori economici.
Dall’altro lato, non bisogna perdere di vista i rischi che si delineano all’orizzonte. Il primo, e più imminente, è il possibile esito delle negoziazioni commerciali tra gli Stati Uniti e i suoi partner strategici, con la scadenza del 9 luglio come potenziale punto di destabilizzazione. A ciò si aggiungono interrogativi sulla successione alla presidenza della Federal Reserve e sulla sostenibilità fiscale americana, temi che potrebbero erodere la fiducia negli asset statunitensi se non gestiti con chiarezza istituzionale. Bisogna inoltre monitorare l’evoluzione dei consumi e dell’occupazione negli Stati Uniti, la cui perdita di slancio comincia a emergere nei dati recenti, così come la pressione esercitata dalle valutazioni elevate sulla capacità dei mercati di assorbire eventuali sorprese negative.
La chiave, quindi, non è anticipare il punto di svolta, ma riconoscere che l’equilibrio attuale è delicato. L’azionario può continuare a salire, ma ogni nuova fase rialzista dipenderà dal fatto che i dati continuino a confermare le aspettative già incorporate nei prezzi di mercato. In altre parole, l’asticella è alta, e ciò richiede una gestione più selettiva, più flessibile e molto consapevole del contesto.
In questo scenario, la miglior risposta per l’investitore è mantenere la disciplina. L’esperienza dimostra che cercare di anticipare i movimenti di mercato passando da un’estrema esposizione al rischio a una completa ricerca di protezione, raramente funziona. Al contrario, un portafoglio ben diversificato, con esposizione globale e bilanciato tra asset di crescita, difensivi e reali, permette di affrontare scenari incerti senza rinunciare al potenziale di lungo termine.
La seconda metà del 2025 non sarà necessariamente facile. Ma questo non significa che debba essere affrontata con timore. Mantenere l’investimento, affinare la diversificazione e conservare lucidità davanti a eventuali episodi di volatilità saranno, ancora una volta, le chiavi per restare sulla rotta in un contesto che, seppur incerto, continua a offrire opportunità.